La Nostra Storia

Dai ricordi dell’attuale titolare. Storia dell’Albergo Vittoria di Tirrenia.

L’Albergo Vittoria fu costruito nel 1935. Nel Gennaio del 1936 non era ancora completamente terminato quando arrivarono i primi clienti.
Fin dai primi giorni l’albergo si riempì: arrivarono i componenti la troupe cinematografica con i vari attori, e che attori! Abbiamo ancora il registro di quei tempi dove figurano i nomi di Alida Valli, Gino Cervi, Amedeo Nazzari, Enrico Viarisio, Eduardo e Peppino De Filippo, Paola Borboni, solo per elencare alcuni dei più noti, con ciò che hanno consumato il tale giorno e quanto hanno speso. Ricordo ancora che, in seguito al documentario televisivo “Hollywood a Bocca d’Arno” , vennero a farci visita due giornalisti televisivi da Roma. Mi sono rimaste impresse le loro esclamazioni di meraviglia nel leggere nomi noti ed altri a me meno noti.

Sono stati nostri clienti anche il grande regista francese Abel Gance e signora. In quei tempi di spettacoli bombarolo-pirotecnici era meglio andarsene in campagna. E in campagna con noi venne la mobilia dell’albergo. La quale non ne gioì molto perché da
allora manifestò vari disturbi da mal di trasporto. Mi ricordo che da lì partì mio padre per tornare tre giorni dopo, fra un bombardamento e
l’altro. Io ero per la strada a godermi lo spettacolo consueto del passaggio dei bombardieri alleati quando vidi una scena allucinante: un carro traballante trainato da un mucchio d’ossa vestite da cavallo con dietro un altro carro più piccolo a cui era attaccato un somaro
che sembrava il figlio moribondo del cavallo e ancora più traballante, seguiti da altri due carri che parevano la torre di Pisa su ruote, stracarichi di mobili e mio padre in cima al mucchio del primo carro che ondeggiava paurosamente fra uno sgabello ed un vaso da
notte.

Così fu salvato l‘arredamento dell’albergo Vittoria, ma non tutto. L’albergo allora era la costruzione più alta di Tirrenia, furono, perciò, mandati alcuni militi a porre una torre d’osservazione sulla terrazza, che allora era la sua copertura, per avvistare eventuali sbarchi nemici, cosa che fece la felicità di quegli uomini che presero tutti delle meravigliose abbronzature. Dopo i militi subentrarono gli appartenenti
all’organizzazione Todt che collaborava con i tedeschi i quali per ringraziamento li buttarono fuori per prenderne il posto. Ancora a titolo di ringraziamento per risarcimento danni e affitto questi minarono l’albergo, sembra con sette mine collegate in modo che, aprendo
dall’ esterno una porta od una finestra qualsiasi, saltasse tutto in aria. Ma arrivarono gli inglesi i quali, fiutato il tranello (e perché avevano bisogno dell’albergo), lo sminarono. Conclusione: della bella attrezzatura non rimase nulla. Finalmente, trasferitasi la guerra a nord, ritornammo nel nostro appartamento di Pisa.

Pochi giorni dopo arrivarono anche i mobili dell’Albergo. Stessa processione, stesso spettacolo che all’andata. Noi però ormai c’eravamo abituati ma i nostri nuovi vicini di Pisa no, perciò vedemmo parecchie facce preoccupate intorno a noi per qualche giorno, salvo un tale che apparve speranzoso con due polli che ci voleva offrire in cambio di una camera da letto, al nostro rifiuto ci offrì 12 uova per un materasso. Mia madre visto che non potevamo
mangiarci il materasso accettò l’affare. Tre giorni dopo, finite le uova, mia madre disse a mio padre di andare a prenderne altre 12 ma mio padre si rifiutò fermamente di andare in giro per Pisa con un materasso.

Per nostra fortuna poco tempo dopo l’esercito americano prese in affitto l’albergo e, poiché la guerra ormai era finita, ce lo pagarono pure.
Inizia ora il capitolo del dopo-guerra. Se il tempo dello sfollamento fu un periodo a parte, un inciso, in cui il tempo passò come per magia proiettandoci in un mondo nuovo nel quale vivemmo come sospesi in un limbo statico ove esisteva solo il momento presente in cui
tutto si materializzava in un solo imperativo: “Sopravvivere”, all’inizio del periodo postbellico ci sentivamo come dei pazienti che si fossero svegliati dopo una lunga anestesia e, ancora intontiti e semi-consci, si guardassero intorno cercando di raccapezzarsi. Ebbene ci
guardammo intorno, ci rimboccammo le maniche e, come dei nuovi arrivati in una terra promessa, ricominciammo a vivere. Era la primavera del 1945.
Gli americani tennero l’albergo per 6 mesi. Vi impiantarono degli uffici.

I danni riportati dallo stabile a causa della guerra furono notevoli. Dal mare erano approdate sulla spiaggia mine vaganti che ivi erano esplose. Fosse stato per gli spostamenti d’aria o per naturale deterioramento, quando pioveva chi si trovava al secondo piano rischiava di dover scegliere fra lavorare sotto un ombrello o farsi una doccia. La pineta di Tirrenia allora era molto più folta, nel giardino stesso dell’albergo vi erano
svariati alberi di pino, malgrado ciò qualche buontempone aveva pensato che bruciare porte e stipiti fosse più divertente che usare la legna del bosco, perciò, niente porte. La grande cucina economica che funzionava a legna era stata l’unica cosa che non era stata portata
via perché troppo pesante, chissà perché la ritrovammo in cantina sotto il pavimento sfondato. E, a titolo di ciliegina sulla torta, un terzo degli scalini in marmo che andavano dal piano terreno al terzo piano erano stati asportati obbligando chi voleva salire a fare strane
acrobazie. Gli unici ad esserne felici erano i militari che, quando una ragazza doveva recarsi ai piani superiori, accorrevano come mosche sul miele a godersi lo spettacolo (in quei tempi alle ragazze i pantaloni erano severamente proibiti per ragioni morali). Prima che noi
potessimo rientrare nell’albergo fu necessario innanzi tutto fare un tetto sopra la copertura a terrazzo della costruzione.
Nell’inverno 45-46 a forza di carri e carretti con cavalli, ciuchi e muli i mobili fecero l’ultimo percorso del loro pellegrinaggio e, cigolando e gemendo, ripresero il loro posto nelle varie camere dell’albergo. Mancavano un po’ di pezzi. Per cui i primi clienti (pochi) e quelli
successivi, ogni tanto, ci venivano a chiedere come mai ad un comodino mancasse un cassetto od un armadio fosse sghembo od un tavolino avesse una gamba mobile con conseguenti versamenti di minestra o di panini che prendevano la strada del pavimento.

Ma erano clienti buoni ben educati dalla guerra a sopportare qualsiasi cosa. E così l’albergo ricominciò ad esistere. Gli stabilimenti cinematografici ripresero a lavorare ed arrivarono le prime compagnie. Povere compagnie di gente magra che si portava dietro la sua magrezza in ricordo della guerra. La loro moneta preferita per (non) pagare i conti era la cambiale. Comunque, condividendo fraternamente le nostre e loro miserie, riprendemmo a vivere.

Arrivarono di nuovo anche i villeggianti estivi. Nel 1956 facemmo un mutuo ed ingrandimmo l’albergo in previsione di altri futuri ampliamenti con l’aggiunta al piano terreno di una spaziosa sala da pranzo, una nuova cucina ed altri locali; ma a quel punto ci ritrovammo con una grande sala e pochi clienti a mangiarci. Perciò nel 1958, con un secondo mutuo, costruimmo un altro piano con alcune camere sopra la sala da pranzo. Finalmente l’albergo sembrava essere completato e passammo i successivi anni felici a pagare i due mutui. Quando finalmente questi furono estinti tirammo un sospiro di
sollievo. Ma durò poco perché il mondo aveva ripreso a camminare, e a che velocità! Cominciò così una lunga corsa fra noi e le esigenze dello sviluppo moderno.

Corsa che impegnò tutto il mondo e che da allora non si è più fermata e che continuerà, suppongo, per un pezzo.
Vennero a Tirrenia nuove compagnie cinematografiche con più soldi. Abbiamo avuto quali nostri graditi ospiti Tognazzi, Vianello e la Mondaini. Mi ricordo che Tognazzi e Vianello giravano un film e partivano la mattina presto per recarsi agli stabilimenti mentre la Mondaini che non partecipava a quel film si tratteneva in camera. Era inverno e faceva buio presto. Lei scendeva verso le 17,30; io ero nella hall, la vedevo affacciarsi al portone,
stirarsi le braccia ed esclamare: – Oh che bella mattinata!-

Dopo un po’ arrivavano Tognazzi e Vianello si trattenevano il minimo necessario e poi tutti e tre partivano per Firenze dove la sera recitavano in un varietà. Dopo lo spettacolo andavano a mangiare in un ristorante e poi ripartivano per Tirrenia dove arrivavano a tarda notte per ricominciare la mattina successiva. Come facessero non lo so.

Sono stati da noi, non contemporaneamente, molti altri attori tra cui Scilla Gabel, Gustavo Rojo, Roldano Lupi e cantanti fra cui Achille Togliani. Mi ha lasciato un notevole ricordo Tony Dallara, l‘urlatore. Aveva preso un appartamento al primo piano e lì si esercitava con le sue canzoni. Naturalmente lo ascoltava tutto l’albergo, ma la cosa più straordinaria era che faceva delle grandissime stecche che però non ripeteva mai quando
cantava in uno spettacolo. Erano nostre clienti in quel periodo alcune simpaticissime sorelle milanesi e le loro amiche. Dallara era ospite nostro ma cantava nella Bussola di Forte dei Marmi e ci invitò tutti lì, cosa che ci lusingò moltissimo.

Purtroppo negli anni sessanta gli stabilimenti cessarono di lavorare, furono chiusi e caddero in disuso. Tanti anni dopo un qualche benemerito della Rai si ricordò del loro glorioso passato e pensò di realizzare un documentario. Fu intitolato “Hollywood a Bocca d’Arno”. Da allora della Tirrenia film non se n’è più parlato.

In questi ultimi anni l’albergo Vittoria ha continuato a vivere e, poiché, come tutte le persone e le cose ha un passato, questo io ho voluto ricordare perché, se anche l’albergo è solo un granello di sabbia nel grande plasma, molti granelli formano una spiaggia.

Dicono di Noi...

GENNARO

Sistemazione centrale: puoi dimenticare la macchina e raggiungere in pochi passi, tutto ciò che può offrire Tirrenia. Bilocale spazioso, comprensivo di angolo cottura, adeguato alle, non molte, necessità di una famiglia al mare con bimbi piccoli. Piacevole sorpresa aggiuntiva della disponibilità di un grande terrazzo, ampio e vivibile. Personale molto gentile e disponibile.

ROSELLA

Posizione strategica, staff gentile e disponibile. Confort ideale per chi ama sentirsi come a casa. Rapporto qualità prezzo molto buono, tranquillità anche in presenza di bambini e animali domestici.

MONICA

Stanza grande, staff gentilissimo. Ci hanno dato la stanza più grande di quella prenotata, perché avendo il cane avevamo a disposizione un giardino, letto comodo, posizione centrale, tanti ristoranti vicino, mare fronte hotel... tutto perfetto.

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